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Patrimonio Documentario

Scheda Sottoserie

Nazione: IT   Archivio: ASCA


Fondo: SEGRETERIA DI STATO E DI GUERRA DEL REGNO DI SARDEGNA - [F440000]
  Serie: 02 - SERIE 2
    Sottoserie: 09 - Cat. IX, Agricoltura, Commercio, Industria
Denominazione Sottoserie: Cat. IX, Agricoltura, Commercio, Industria
Descrizione Sottoserie:

Il lungo regno di Carlo Emanuele III (1730-1773) presenta, nel suo vasto programma, un quadro di riforme principalmente dirette a migliorare le depresse condizioni degli isolani. Anche se non sempre trovano adeguata rispondenza e preparazione nell'ambiente sardo e nelle condizioni naturali della Sardegna, furono certo frutto di accurato studio e sollecitudine per l'isola e indubbiamente assicurarono ai sardi, con l'introduzione di istituti nuovi, un miglioramento economico reso possibile anche da un ambiente sociale meno torbido ed agitato. Ed i successori, specie Carlo Felice e Carlo Alberto, continuarono nella via da lui tracciata. Prime tra esse sono le istituzioni e le norme dirette ad incoraggiare l'agricoltura, l'industria, il commercio e ad accrescere la popolazione, notevolmente documentati dalle carte di questa:serie e da quelle del R. Archivio di Torino. All'agricoltura diedero notevole sviluppo i monti frumentari che, sebbene preesistenti, furono riordinati e ricostituiti su basi nuove (1767). Dice infatti il proemio al Pregone 4 settembre 1767 (Cfr. Sanna Lecca; tomo 2', p. 105): I Monti granatici... vennero anche da antico tempo reputati vie piu' utili in questo Regno dove gli agricoltori, oppressi nella maggior parte dalla indigenza, sono in precisa necessita' di... sovvenzioni per l'eseguimento del seminerio delle terre, e spesse volte o non trovano grani ad imprestanza o subir debbono la legge di palliate usure. Con Regio Editto 22-8-1780 (Atti Gov., n. 387) e reg. 12-10-1781 (ibid.., n. 413) si costituirono, a completamento della precedente riforma, i monti di Soccorso per fornire capitali agli agricoltori e mutui alla citta' di Cagliari. gia' un pregone del Vicere' Rivarolo (1736) assegnava in affitto agli agricoltori le terre incolte che i proprietari non coltivassero direttamente (Atti Gov., n. 87). Si vieto' piu' tardi che ai contadini fossero sequestrati gli strumenti agricoli e il bestiame (pregone 2-4-1771, Sanna Lecca); che fossero incarcerati per debiti civili o convenuti in giudizio fuori del domicilio o assoggettati a comandamenti arbitrari dai reggitori dei feudi. Molte di queste disposizioni non erano invero una novita' e gia' si leggono nel noto Pregone del Duca di S. Giovanni (1700); ma vennero richiamate in vigore e fermamente imposte (Circolare viceregia 30 agosto 1784, Atti Gov., vol. 7, n. 439). Le carte di questa categoria, come pure i dispacci della prima serie, forniscono la prova del rapporto fra la legislazione in astratto e gli effetti raggiunti durante la dominazione sabauda. Per rimediare agli arbitri dei negozianti in pregiudizio degli agricoltori (nel caso che questi trasportassero in citta' il grano a sconto dei loro debiti) si istituirono nelle piu' importanti citta' gli stanziatori perche' riportassero giornalmente i prezzi delle vendite del grano (preg. 18-6-1768, Sanna Lecca) [ed i magistrati dell' annona (1761) col compito di requisire il frumento da distribuire ai coltivatori bisognosi e stabilire gli interessi dei mutui sui grani (25 giugno 1761)]. Si rinnovarono le disposizioni del pregone di S. Giovanni sui censori, i quali dovevano promuovere la coltura delle terre e l'alberatura, la chiusura dei terreni e la difesa delle coltivazioni contro il bestiame (pregone 6-11-1741, 2-4-1771, Sanna Lecca). Ma nuovi ordini di attribuzioni furono dati ai censori dal pregone sui monti granatici (1767) e costituite oltre che le giunte locali, le giunte diocesane composte di laici ed ecclesiastici, dipendenti dalla Giunta Generale sedente in Cagliari, composta del Vicere', del Reggente la R. C. delle prime voci degli Stamenti dell'Intendente Generale, di ecclesiastici e di un Censore Generale retribuito dal Governo. Le istruzioni per l'agricoltura e per i monti frumentari si devono al Vicere' des Hayes (10 luglio 1771; Atti Gov., vol. 6, n. 315). Le roadie erano prestazioni d'opera gratuite (escavazione, dissodamento, coltivazione), imposte ai contadini a vantaggio dei monti anche in giorni festivi. Ne' mancarono sollecitudini per promuovere l'alberatura (circ. viceregia 20-1-1779, vol. 6, n. 371, Atti Gov.) sia impedendo il taglio irrazionale o lo sradicamento degli alberi (visita viceregia 1771, vol. 6, n. 309, Atti gov.) e l'abbattimento di quelli fruttiferi); sia promovendo e incoraggiando l'innesto di essi (pregone 14-11-1780, vol. 7, n. 393 e 394) e particolarmente la piantagione degli olivi. E' nota l'applicazione del famoso Editto 3 dicembre 1806 che valse la nobilta' ai piantatori di oltre 4000 olivi. Qualche impulso ricevettero anche le colture dei gelsi, del cotone, del riscolo, della segala, della patata e del granturco nei secoli XVIII e XIX. Sono da ricordare per i gelsi una lettera circolare viceregia (29 gennaio 1788, Atti Gov., n. 468) ed altra con cui si danno provvedimenti per promuovere l'agricoltura (276-1795, Atti Gov., vol. 9, n. 578); il R. Editto 304-1808 (vol. 11 n. 826) per promuovere le coltivazioni nella penisola di Sant'Antioco; il pregone del Conte di Pratolungo per le piantagioni del cotone (Atti Gov., 30 e 31 agosto 1819, vol. 14, n. 1003 e 1004); le norme di Carlo Felice per il buon andamento e l'amministrazione dei monti frumentari (circ. 20-6-1804, Atti Gov., vol. 10, n. 749); l'istruzione 1' novembre 1819 (ibid., vol. 14, n. 1011 e preg. 6-10-1819, ibid, 1007). Il Duca del Genevese rinunzio' anche ad una porzione del suo appannaggio a favore degli stessi monti (cit. istruz. 1-11-1819). Non e' da dimenticare che qualche spunto a tali miglioramenti si riscontra anche sotto Vittorio Amedeo II nelle norme che ogni proprietario di un giogo di buoi seminasse almeno due starelli d'orzo (preg. 1-9-1721, Atti Gov., voI l', n. 13) e che si facesse la ronda per la custodia dei seminati (preg. 17-3-1729, vol. l', n. 50, Atti Gov.). Vengono infine alcune riforme albertine di carattere strettamente agricolo quali quelle per promuovere la coltivazione dei generi secondari (R. Pat. 22-11-1841 e istruzioni viceregie 13-7-1844, n. 1554, Atti Gov.). Il regolamento per il governo dei boschi del 14-9-1844 seguito dai provvedimenti 8-10-1844 e 15-11-1845 (n. 1556, 1557, 1593, Atti Gov., vol. 22); l'editto 1' luglio 1844 sulla piantagione dei gelsi attorno ai terreni (Dispaccio 23-10-1847 in R. Segr., vol. 161, serie I). A Carlo Alberto si deve pure 'l'autorizzazione per un nuovo regolamento (1841) da dare alla Societa' Agraria ed economica di Cagliari e la creazione di una sezione vinicola in seno ad essa. Pure ad Orune, come rilevasi dalle carte di questa sezione, sorse un Comitato agrario (1843) e una Camera d'agricoltura e commercio sorse in Sassari (1836). Quanto alle industrie non mancarono sollecitudini governative esplicante si in concessioni di privilegi (esenzione di dazi e privative) concessi specie a stranieri per l'impianto di esse. Si comprese che una delle profonde cause della poverta', della stasi della vita sarda e della torpida psicologia degli isolani era la quasi totale mancanza delle industrie cosi' atte a sviluppare lo spirito di associazione e di iniziativa scarsissimo fra i sardi, a rendere feconde ed efficaci le attivita' private ad eliminare quella deleteria psicologia individualistica che e' gravissimo ostacolo allo sviluppo economico di una regione. Il commercio era in massima parte infeudato a elementi di fuori (genovesi, livornesi, napoletani, siciliani) e tale continuo' ad essere anche nel sec. XIX. Ma le buone intenzioni del Governo raggiunsero scarsi effetti infrangendosi contro seri ostacoli, principale tra essi la poverta' dei capitali che non era dato agli scarsi mezzi economici di superare. Le condizioni del conta do non permettevano alcun notevole sviluppo industriale e commerciale. I nobili ed i cavalieri tutt'altro che ricchi disdegnavano il commercio come poco onorifico. cosi' le varie iniziative industriali che si incoraggiarono (fabbrica di cappelli, vetri, carte da gioco, sapone, terraglie, pallini, corde armoniche etc.) tentate da forestieri di scarsi capitali o dissestati, non trovarono nell'isola terreno propizio tanto nel sec. XVIII che nel successivo, in cui furono intraprese anche da sardi (valgan per gli altri in tempi a noi vicini i tentativi del Timon e del Falchi Massidda). Gli abitanti delle citta', fatte poche eccezioni, continuavano nel povero commercio al minuto alimentato dallo scarso consumo locale. Ebbero invece sviluppo l'industria dei corami, la pesca del tonno e del corallo, l'estrazione del sale, la lavorazione del tabacco c le miniere. specie per opera di privati e di compagnie continentali, cui il governo soleva appaltare le industrie e le concessioni o, come allora dicevasi, arrendarle. Abbondarono le concessioni minerarie gia' accordate con frequenza sotto gli spagnuoli, specie nell'Iglesiente, nel Sarrabus e nelle Barbagie col patto che una quota andasse a beneficio del fisco. Fra i provvedimenti minerari sono da ricordare quelli per migliorare lo stato delle miniere di Iglesias del 4-10-1788 R. Provv., vol. 16, n. 20); l'Editto 30 luglio 1812 relativo alle scoperte e al lavoro delle miniere per ottenerne lo sfruttamento e sgravare i sudditi dalle imposizioni (con promessa di premi a chi denunciasse i giacimenti), che raggiunse scarsi effetti (98 ter). Ne' vanno dimenticate le sollecitudini albertine per una gestione diretta di cui ebbe incarico il cav. Francesco Mameli; il manifesto 22-4-1836 per la concessione ai privati; l'estensione alla Sardegna del R. Editto 30-6-1840 sulle miniere, cave ed usine che ebbe forza di legge nell'isola con provvedimento 6-9-1848 (Atti Gov., vol. 24, n. 1790). Quanto ai sali ed alle saline, dopo il monopolio di vendita stabilito con l'editto feliciano del 1' dicembre 1827, si ricorda l'abolizione delle secolari corve'es obbligatorie verso il fisco, a carico delle popolazioni dei campidani per i lavori saliferi, che avvenne in virtu' della R. Pat. 5 aprile 1836 (Atti Gov., vol. 17, n. 1272), per cui la lavorazione fu affidata da allora in poi ai galeotti. Vari e lodevoli furono poi i tentativi di colonizzazione notevolmente intensificati da Casa Savoia, sia introducendo direttamente i coloni dal di fuori, sia stipulando nelle concessioni feudali la condizione per il ripopolamento dei luoghi infeudati (es. per la popolazione del Sarcidano con D. Salvatore Lostia di S. Sofia). Delle tante iniziative furono felici quelle del ripopolamento di Carloforte (1738) ed in tempi piu' vicini la fondazione di S. Teresa di Gallura (1803-1808) ove ebbe tanta parte Francesco Maria Magnon; il ripopolamento di Carbonara (1822) (poi Villasimius) gia' spopolata da remoti tempi (sec. XIV) e la fondazione di Domus de Maria presso Teulada, dovuta al gesuita P. Vassallo nel sec. XVIII. Le carte di questo archivio vanno integrate con quelle del Censorato Generale (vol. 309, 1762-1852) e dell'Intendenza Generale vol. 5344) che ebbe tanta ingerenza in tutte le materie economiche e patrimoniali (cat. dogane, tabacchi, saline, peschiere, appalti, contratti, miniere); con le altre del R. Patrimonio riferentisi specialmente alle sacche dei grani (vol. 110) e degli altri generi ed inoltre da quelle esistenti nel R. Archivio di Stato di Torino, Sez. I.