Ricerca patrimonio documentario

La ricerca nei fondi archivistici
All'interno del Patrimonio documentario, per i fondi dotati di inventario elettronico, è possibile reperire i documenti attraverso il sistema di ricerca a testo libero, digitando una parola o parte di essa. La ricerca può essere fatta su tutti i fondi, o su un singolo fondo selezionandolo dall'apposito menù a tendina. In questo caso viene aggiunto automaticamente un campo contenente l'elenco delle serie ch compongono il fondo selezionato; selezionando poi una serie, viene aggiunto un campo contenente le sottoserie e/o le unità e così via per tutti i livelli, sulla base della specifica struttura del fondo. È possibile affinare ulteriormente la ricerca impostando un arco cronologico, nella forma di anno iniziale e finale.
La ricerca, secondo le modalità descritte, può anche essere effettuata senza digitare alcuna parola, impostando soltanto l'arco temporale.

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Patrimonio Documentario

Scheda Fondo

Nazione: IT   Archivio: ASCA


Fondo: AYMERICH, Famiglia - [F442379]
Denominazione Fondo: AYMERICH, Famiglia
Estremi cronologici: 1405-1723
Consistenza: 1274 unità
Strumenti di corredo: Inventario n. 150. Inventario elettronico
Descrizione Fondo:

L'archivio Aymerich venne versato all'Archivio di Stato di Cagliari nel XIX secolo dal Tribunale del Regio Patrimonio che lo aveva acquisito insieme ad altri beni sequestrati alla famiglia in seguito a reati commessi da alcuni dei suoi componenti[1].
Esso consta di otto buste contenenti 1256 unità e ricopre, in modo discontinuo, un arco di tempo che va dal 1405 al 1723.
Il complesso documentario costituisce uno spezzone di un ben più vasto fondo, di cui una parte notevole è conservata presso l'Archivio storico del Comune di Cagliari ed un'altra presso l'Archivio storico del Comune di Laconi (NU)[2].
La raccolta conservata nell'Archivio di Stato era corredata sino al 1980 – anno in cui si è dato avvio al riordinamento[3] - da un indice manoscritto, cronologico e analitico, compilato nel 1883 dall'archivista Pompeo Panizza: esso riportava le singole unità sistemate cronologicamente con un numero d'ordine progressivo ed indicava la data cronica e topica , la qualità dell'oggetto dell'atto e i nomi delle parti. Tuttavia proprio l'elenco a regesto di ogni singola unità documentaria - unico strumento possibile per un insieme di carte limitato per quantità e complessivamente disomogeneo per tipologia che si avvicina molto di più alla raccolta – contraddistinte da uno specifico numero di corda, non consentiva più il reperimento materiale delle carte in quanto quel numero non era stato riportato sui pezzi. Ai problemi e disagi provocati dalla difficoltà di identificare i documenti si aggiunsero poi quelli della frequente consultazione che provocarono il totale disordine.
Trattandosi di un “Archivo“ molto consultato si rese necessario riordinare materialmente le carte riportandole alla loro segnatura e nello stesso tempo si decise di revisionare l'elenco ottocentesco effettuando un cero e proprio riordinamento archivistico. Tutto il lavoro è stato preceduto da una ricerca storica sulle fonti letterarie e archivistiche al fine di avere una più ampia conoscenza di questa casata nobiliare, fra le più illustri della Sardegna[4].
Di origine iberica gli Aymerich furono tra i primi a giungere in Sardegna al seguito dei conquistatori catalano-aragonesi e rapidamente acquisirono posizioni di rilievo nella città di Cagliari, dove nel Castello fissarono la loro residenza abituale. Nel corso dei secoli ricoprirono incarichi di prim'ordine a livello municipale e nell'amministrazione regia, e vantarono tra l'altro il privilegio di prima voce dello Stamento militare[5]. Furono podatari, amministratori di importanti feudi ma ben presto divennero essi stessi feudatari di estesi territori: furono conti di Villamar e poi marchesi di Laconi.
Il riordinamento si è svolto in due fasi distinte: in un primo momento si è fatto il riscontro delle singole carte con l'indice manoscritto, ossia letta la carta e individuata la data cronica e topica, i nomi delle parti e il contenuto, le si dava a matita il numero che la contrassegnava nell'indice. Evidenziati questi elementi, il lavoro procedeva senza grandi difficoltà che però si presentavano nel momento in cui o le date non corrispondevano o la carta non si reperiva o non era stata numerata nell'indice o anche perché il pessimo stato di conservazione ne impediva la lettura. Molti infatti i documenti deteriorati a causa dell'umidità, dell'acidità dell'inchiostro e degli insetti che spesso hanno divorato non solo i margini delle carte ma i fogli per intero. Non di poca rilevanza inoltre i problemi legati alla lettura dei documenti in quanto, trattandosi di atti di natura strettamente privata, venivano redatti con scritture non rispondenti di certo ai canoni paleografici delle cancellerie o delle scrivanie notarili dei secoli XV-XVIII.
In prospetti che rispecchiavano fedelmente la struttura del mezzo di corredo preesistente, sono state apportate tutte le variazione notate, ricorrendo al bis e al ter nel caso di carte da inserire secondo l'ordine cronologico.
Da questa prima fase ne scaturiva un totale sconvolgimento dell'indice per tutte le modifiche apportate, cosa che rendeva necessario un nuovo e più completo strumento di consultazione. Ordinate cronologicamente le carte, esse sono state contraddistinte da una nuova numerazione progressiva che è stata riportata sulle singole unità. Ciò si è reso necessario sia per la gran quantità di numeri iterati (circa quaranta) sia per l'inserimento di due documenti non censiti a suo tempo dal Panizza ma appartenenti al fondo. Infine cinque pezzi archivistici privi degli elementi necessari alla loro individuazione, oltre alla impossibilità per il pessimo stato di conservazione di verificare date e nomi delle parti, sono stati inseriti in un fascicolo in appendice alla documentazione. All'archivio Aymerich sono state inoltre ricondotte tre pergamene che materialmente si trovano inserite nella Raccolta delle Pergamene Laiche dell'Archivio di Stato di Cagliari.
Per quanto concerne i regesti essi sono rimasti sostanzialmente quelli del Panizza, con taluni aggiornamenti linguistici e arricchiti con maggiori elementi e precisazioni[6].
Nell'inventario è stato riservato uno spazio alle annotazioni si è indicato lo stato di conservazione delle carte bisognose di restauro e qualche atra nota degna di richiamo; in un apposito campo, denominato “vecchia numerazione” è stato anche riportato anche il vecchio numero di riferimento per consentire i necessari collegamenti.
Pur essendo uno spezzone d'archivio il materiale è abbastanza omogeneo; in linea di massima si tratta di lettere originali di tipo familiare e amministrativo dirette agli Aymerich dai preposti alla riscossione dei diritti spettanti loro nei propri feudi, atti di acquisto e di vendita, censi e testamenti, capitoli matrimoniali e un notevole numero di quietanze degli anni 1405-1723. Da questi documenti è possibile ricostruire le vicende della famiglia Aymerich in Sardegna nei secoli XV-XVIII. Un attento esame del materiale permette infatti di ricostruire, seppure parzialmente, l'attività degli Aymerich che furono procuratori dei beni dei MaÇa – Carroz compresi nell'Incontrada di Bitti e nella Barbagia di Seulo, esattori di censi e pensioni e fidejussori in diverse cause.
Figura di spicco in questo carteggio è quella di Salvatore Pietro Aymerich figlio di Salvatore, che, nel 1507, veniva con carta reale abilitato all'amministrazione del proprio patrimonio nonostante avesse soltanto 14 anni, svincolandosi in tal modo dalla tutela dello zio Giovanni Nicolò. è lo stesso personaggio che porta avanti la causa sostenuta con i Dedoni per il possesso della villa di Mara (Villamar) e che intreccia con Alessio Fontana, maestro razionale e con l'alcaide del castello di Cagliari Azor Çapata una fitta corrispondenza che offre interessanti notizie sulle relazioni feudali, sulle guerre in corso tra Carlo V e la Francia, sulla pericolosa situazione mediterranea per la presenza dei turchi e sulle relative misure di difesa. Particolarmente interessante in questo quadro risulta il registro copialettere ove tra l'altro è descritto il viaggio intrapreso da Salvatore Aymerich verso la Spagna, per definire la questione riguardante il conflitto con il viceré Cardona e l'affare Arquer. Dalle carte infatti emergono i rapporti, spesso di contrasto, tra la feudalità sarda ed il governo di Madrid, le più importanti problematiche legate alla difesa costiera dell'isola e agli eventi bellici che videro protagonista la Spagna dei secoli XVI-XVII, nonché uno spaccato della vita sociale e culturale del cinquecento isolano.
Il carteggio permette inoltre di ricostruire le figure delle due mogli di don Salvatore, Violante Pastor e Maria Margens; la prima, dolce e affettuosa, facilmente individuabile per la sua grafia corsiva angolosa ed estesa, la seconda più attenta agli interessi del patrimonio familiare che agli affetti (A. Argiolas, C. Ferrante).