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Patrimonio Documentario

Scheda Fondo

Nazione: IT   Archivio: ASCA


Fondo: PES VILLAMARINA EMANUELE-VALENTINO - [F442802]
Denominazione Fondo: PES VILLAMARINA EMANUELE-VALENTINO
Estremi cronologici: 1636-1841
Consistenza: 52 unità
Strumenti di corredo: Elenco
Descrizione Fondo:

Introduzione Pes di Villamarina Le lettere prese in esame, fanno parte del fondo dell'Archivio Pes di Villamarina. Per ogni lettera è stata elaborata una scheda che fornisce indicazioni per quanto riguarda il fondo di appartenenza, il numero secondo il quale era stata precedentemente catalogata, la consistenza, la lingua, la datazione, l'autore, il destinatario, il contenuto. Nelle note sono state segnalate delle particolarità quali la presenza di sigilli, timbri o indicazioni riguardanti persone e fatti citati nel contenuto. Il nucleo omogeneo è costituito da 19 lettere in italiano del marchese Emanuele Pes di Villamarina, primo Segretario di Stato per gli affari di Sardegna e primo Segretario di Guerra e Marina del Regno di Sardegna. Quattro di esse sono indirizzate all'amico Domenico Giordano, le restanti a suo figlio Giovanni Battista Giordano.
Il carteggio interessa un arco di tempo compreso tra il 1829 e il 1841, periodo delicato per il Piemonte impegnato a consolidare il suo potere e deciso a creare uno stato moderno sull'esempio di quello che stava accadendo nel resto dell'Europa. Le difficoltà che il governo piemontese si troverà a dover affrontare in Sardegna saranno legate principalmente alla situazione di isolamento e arretratezza in cui si trovava e all'impossibilità di imporre delle riforme ad un popolo ancora legato al suo passato. Il Pes ricoprirà un ruolo molto importante nel processo di rinnovamento politico ed economico dell'isola. Nel 1833 gli venne affidato il Ministero degli Affari Sardi e si propose immediatamente il compito di abolire l'arcaico sistema feudale. La sua profonda conoscenza delle necessità della sua terra e la volontà di tutelarne gli interessi emerge anche dalla lettura di queste lettere.
Il rapporto di amicizia con i Giordano lascia spazio a confidenze personali, al racconto delle sue giornate, dei dubbi o delle preoccupazioni che lo angosciavano; tutto questo ci permette di ricostruire la personalità più intima di un uomo di cultura, attaccato ai suoi affetti familiari e alla sua terra. A volte si limita a fornire solo brevi cenni su fatti o persone, altre volte invece emerge un puro gusto narrativo, come nei resoconti dei suoi viaggi, descritti minuziosamente in ogni particolare, dal modo in cui avrebbe trascorso le giornate, al pranzo che avrebbe voluto trovare al suo arrivo . Numerose sono le notizie sulla sua famiglia, della quale riferisce i più svariati avvenimenti, come la nuova gravidanza di Chiarina , le cattive condizioni della figlia Teresa , il parto senza complicazioni della nuora Melania e la grave malattia che l' ha portata alla morte in breve tempo . Accenna inoltre ai viaggi del figlio Salvatore, tra i quali quello fatto ad Hannover in qualità di membro della commissione che Sua Maestà aveva formato per il riordino della cavalleria .
I Giordano erano probabilmente i suoi referenti a Genova, con loro discute spesso di affari personali, dei lavori svolti o dei progetti da attuare. In molte lettere scambia in particolare informazioni sulla gestione della tonnara dell'isola Piana in Corsica; in queste occasioni, oltre alle disposizioni concernenti l'organizzazione del lavoro, non manca di esprimere considerazioni di carattere personali. In alcune lettere si lamenta per i problemi accorsi durante la stagione di pesca, quali i disaccordi con i collaboratori o l'eccessivo costo dei diritti della dogana, ma trova spazio anche la sua soddisfazione personale per gli ottimi guadagni ottenuti, maggiormente apprezzati tenuto conto dei pressanti oneri finanziari che doveva sostenere . Si riscontrano inoltre note di disappunto nei confronti di alcuni personaggi, quali il duca Pasqua, proprietario della tonnara di Portoscuso, del quale critica la cattiva gestione.
Di notevole interesse risultano alcune notizie su affari che riguardano direttamente la Sardegna, per i quali fornisce consigli e pareri sul modo migliore di portarli a termine tutelando gli interessi della sua terra. È del 1839 una missiva nella quale si parla della compravendita di alberi nell'Isola, in questa circostanza non perde l'occasione per sottolineare la necessità di tutelare i boschi della Sardegna, troppo spesso soggetta al disboscamento selvaggio. È invece del 1841 il progetto presentato da alcuni imprenditori di Marsiglia per costituire un corso regolare di battelli a vapore per la Sardegna, la Corsica e Algeri; il Pes si dice particolarmente favorevole e pronto a mettere il massimo impegno perché riesca . In altre due lettere accenna rispettivamente alla bonifica dello stagno di Sanluri e alla costruzione di un bacino . Il re Carlo Alberto viene citato un paio di volte in occasione dei suoi viaggi, come quello a New York nel 1834.
(GD)

Introduzione Valentino

Le lettere esaminate, fanno parte del fondo dell'Archivio Valentino. Per ogni lettera è stata elaborata una scheda che fornisce indicazioni per quanto riguarda il fondo d'appartenenza, il numero secondo il quale era stata precedentemente catalogata, la consistenza, le lingua, la datazione, l'autore, destinatario e il contenuto. Nelle note sono state segnalate particolarità quali timbri ed indicazioni riguardanti persone o fatti citati nel contenuto. Il carteggio abbraccia un arco di tempo compreso tra il 1643 e il 1797, un periodo delicato per la Sardegna, durante il quale avviene il passaggio dalla dominazione spagnola a quella piemontese, attraverso la breve parentesi austriaca. I cambiamenti che comporta questo stato di cose si possono rilevare anche sul piano linguistico, là dove infatti le prime lettere sono scritte in catalano, a partire dal 1700 viene invece usato lo spagnolo, sino ad arrivare lentamente all'italiano, testimonianza della volontà dei nuovi governi di non imporre troppo bruscamente le proprie consuetudini.
Non sono presenti lettere di carattere familiare, si tratta per lo più di documenti di varia natura, principalmente atti notarili e lettere viceregie legate alla famiglia Valentino. La tipologia multiforme delle lettere in esame, se da una parte rende problematica l'individuazione di un unico nucleo omogeneo, da un altro punto di vista permette di avere una visione più ampia e particolareggiata della situazione in cui si trovava una parte della nobiltà sarda, intenta ad adattarsi ai cambiamenti e a tutelare allo stesso tempo i propri interessi. In molte carte della raccolta è inoltre possibile trovare notizie su fatti di un certo rilievo che caratterizzarono la storia dell'isola in quegli anni. Dalla loro lettura emergono le difficoltà incontrate nella gestione del territorio, le misure prese per garantire la sicurezza e il ruolo ricoperto da alcuni personaggi in queste occasioni.
è del 1643 una lettera inviata a don Paolo Solar Spinola nella quale si riferisce di saccheggi da parte di navi corsare al patrimonio regio. L'autore di questa missiva è il procuratore del Regno don Giacomo Artaldo di Castelvì, un personaggio rilevante nella storia dell'isola in quanto prese parte alla congiura contro il vicerè Camarassa nel 1668, processato venne condannato a morte . Dal 1654 al 1679 si sviluppa una breve corrispondenza tra don Giacomo Solar Spinola e la nobildonna la marchesa di Villasor. Si tratta di alcune carte nelle quali vengono date informazioni su abilitazioni e impieghi non precisati . Di un certo rilievo sono alcune lettere viceregie di ammissione ai parlamenti indirizzate ai membri della famiglia Valentino a partire dal 1656, in particolare in questa data si dà resoconto della situazione in cui si trovava l'isola a causa dello scoppio della pestilenza e per il pericolo di atti criminali.
Una lettera del vicerè conte di Mantellano del 1698 concede invece la carica di sindaco a don Paolo Solar Spinola. Un'altra lettera del vicerè conte di Erill del 1712 concede a don Francesco Solar un impiego della durata di sei mesi. Di notevole interesse risultano inoltre le lettere inviate a don Nicola Valentino tra il 1701 e il 1720 per invitarlo a prestare giuramento di fedeltà ai diversi sovrani che si succedono in questo breve lasso di tempo. Un documento del re Vittorio Amedeo II del 1730 riconosce invece il possesso di Castellaragonese a don Giuseppe Valentino. Dalla lettura del carteggio si può notare come man mano che si va avanti con il tempo aumentino le richieste di attestazioni da parte dei discendenti dei Valentino. In particolare si richiedono atti ufficiali che certifichino le ammissioni ai parlamenti o gli impieghi ricoperti dai membri della famiglia allo scopo di dar prova dell'appartenenza al ceto nobiliare.
Il primo atto notarile presente nella raccolta è quello del 1681. L'atto in questione venne redatto in seguito alla supplica presentata da donna Maria Valentino Satta, per stabilire le modalità in cui andava divisa l'eredità del marito don Martino Valentino, si dà quindi un lungo resoconto dei numerosi possedimenti nella zona di Tempio e Perfugas. Altre due lettere vedono invece come protagonista don Giovanni Maria Spinola. La prima è un atto richiesto per attestare i numerosi servizi resi dai membri della sua famiglia al Regno, la seconda è invece una memoria data a don Tommaso Sabier per mostrarla al duca di Candia e al conte Elda, in modo da tenerlo presente per eventuali nomine ad un impiego . In una lettera del 1737 don Giovanni Valentino chiede invece di essere trattato come nobile nel processo intentato contro di lui dal fisco, fornisce per questa ragione una serie di notizie su fatti che hanno visto protagonisti i suoi antenati in quanto nobili . Dello stesso anno è anche l'estratto del processo di nobiltà di Antioco Santuccio, governatore del Logudoro e Capitano delle guardie del vicerè .
Sono del 1767 tre documenti redatti dal funzionario del Regno don Giacomo Daga su richiesta di donna Giovanna Valentino Solar per attestare le convocazioni ai parlamenti di alcuni membri della sua famiglia . In quattro lettere del 1797 è il funzionario del Regno Raimondo Doneddu a redigere una serie di attestazioni sui Valentino su richiesta del conte Toesca di Castellazzo . In altri casi i documenti non indicano chi sia a richiederli, ma portano esclusivamente la firma e il sigillo del notaio, come l'atto redatto nel 1797 da don Francesco Vico nel quale si attestano convocazioni ai parlamenti e nomine ad impieghi riguardanti i Valentino . La tipologia dei documenti si arricchisce con due copie dei capitoli matrimoniali del 1690, una di don Nicola Valentino, l'altra di don Francesco Solar Manconi e due fedi battesimali del 1757, rispettivamente di don Giuseppe Valentino e donna Giuseppina Solar. (GD)